<<pregare con i salmi>>
3 LA DOSSOLOGIA FINALE DEL SALTERIO
La volta scorsa c’eravamo soffermati sul sl.1; avete meditato tutta la settimana sul sl.2, adesso cerchiamo di affrontarlo insieme.
Il sl.1 presenta il tema della “Legge”: Beato l’uomo che prova il proprio piacere nella Torah (la legge di Dio).
Il sl.2 presenta il secondo battente: il Messia.
I due grandi temi che si trovano nel Salterio sono: la Legge e il Messia. La Parola di Dio che si è rivelato per farsi conoscere e il re che il Signore suscita per guidare il suo popolo.
Questo sl.2 è un rituale di corte, molto antico. Tecnicamente, si chiama “protocollo regale”; ancora oggi esiste il protocollo, inteso come il sistema di procedure degli ambienti importanti: dove ci sono le grandi personalità dello stato, o i monarchi, o il Papa ci sono dei rituali, tanto più per l’ascesa al trono di un re; quando un re sale al trono e inizia il suo ministero, compie dei gesti particolari.
Questo salmo riprende proprio questi gesti del protocollo regale.
Immaginate la scena: un re sale al trono, a Gerusalemme; forse Davide, forse Salomone, il figlio di Davide o forse qualcun altro, ma sale al trono in un momento difficile, quando c’è addirittura la minaccia di un colpo di stato: il momento di successione al trono è sempre pericoloso, tanto più una volta quando questi cambiamenti di regime erano all’ordine del giorno. Pensate che, nel regno di Israele – il Regno del Nord, rispetto a Gerusalemme, ma sempre degli Ebrei – nel giro di 200 anni si sono cambiate otto dinastie; vuol dire che ci sono stati otto colpi di stato che hanno completamente cancellato delle famiglie regnanti e le hanno sostituite con le altre. Ma anche là dove la famiglia ha tenuto il potere, è praticamente impossibile che un re di Israele sia morto di vecchiaia nel suo letto: o è morto in guerra, o è morto assassinato. Tenere il potere era un mestiere difficilissimo, molto pericoloso.
A Gerusalemme, invece, la dinastia di Davide ha resistito 400 anni:
- otto in 200 al Nord.
- Sempre la stessa in quasi 400 anni, al Sud.
Dio si era impegnato con Davide, promettendogli una discendenza perenne: “Sempre ci sarà qualcuno sul tuo trono”.
Invece il Regno era finito, la dinastia era estinta, Israele non aveva più un re. Sono proprio questi kassidim che conservano l’attesa e il desiderio di un Re/Messia: un re ufficialmente consacrato, riconosciuto come autentico erede di Davide.
Questo gruppo si considera la comunità messianica: il gruppo dei fedeli del vero re, dell’autentico re. Si considerano loro come Davide; questo particolare è molto importante che spiega perché la comunità cristiana, poi, ha preso il Salterio e lo ha adoperato come strumento di preghiera cristologica, messianica perché era nato così.
Leggiamo il salmo 2
Tutto questo ci è servito per inquadrare il problema.
Adesso noi troviamo un testo letterario che queste cose non le spiega, ma comincia con una domanda: Perché le genti congiurano? Perché invano cospirano i popoli, insorgono i re della terra e i principi congiurano insieme, contro il Signore e contro il suo Messia?
Tenete conto che tutto è in una domanda: il salmo inizia con un Perché?
Adesso aggiunge la “parola” che i re, i prìncipi dicono insieme, congiurando: Spezziamo le loro catene, gettiamo via i loro legami.. Sembrano persone incatenate, legate; ma sono prìncipi, sono re; sono dei dipendenti che vogliono buttare via, con i segni della dipendenza, e prendere il potere. Ma perché congiurano?
Avete notato: all’inizio c’è un avverbio invano; è come dire: è tempo perso! Ma perché perdono tempo in queste cose, tanto non ci riescono!
Chi sta parlando?
Vedete che ci troviamo di fronte a dei testi che non sono preghiere, secondo il nostro schema semplice di pensiero; non è una domanda: è una specie di dramma.
Ci sono dei principi e dei re, sono stranieri (i re, i popoli della terra) che congiurano contro.
Chi è il nemico? Il Signore!
Ci sono dei nemici che vogliono fare la guerra contro Yawé e contro il suo Messia (molto importante): non è il messia, qualsiasi, ma il “suo”, il “suo consacrato” è il re che Egli ha consacrato.
Seconda scena.
Se ne ride chi abita i cieli
li schernisce dall’alto il Signore.
È l’unica volta, in tutta la Bibbia in cui si dice che Dio rida. Qui si afferma addirittura che se la ride, come dire: perché i potenti di questo mondo si danno così da fare per far la guerra a Dio. Colui che abita i cieli se la ride!
Non solo: li schernisce dall’alto il Signore; è una risata di “derisione”: li schernisce, li prende in giro “Ma fatevi furbi, ma che cosa credete di fare ?!”
Dopo la risata,
parla loro con ira, li spaventa col suo sdegno.
Prima ride e scherza, poi sgrida.
Prima il salmo ci ha presentato che cosa dicono i congiurati, adesso ci presenta che cosa dice il Signore. Fanno la guerra contro il Signore e il suo Messia e il Signore dice:
Io l’ho costituito mio sovrano sul Sion, mio santo monte.
Ma cosa credete di fare? L’ho costituito io e quindi basta; nessuno lo può toccare!
A questo punto, prende la parola il Messia, il re stesso.
Abbiamo visto due attori, per adesso:
- da una parte, i nemici che congiurano.
- Dall’altra il Signore: dall’alto se la ride e sgrida.
Terzo personaggio: il Messia, il re che è stato costituito.
Annunzierò il decreto del Signore (eh, sì!) dice: È vero, ho il decreto, il decreto di nomina; sono stato veramente incaricato.
Egli mi ha detto: “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra; le spezzerai con scettro di ferro; come vasi d’argilla le frantumerai”.
Ecco il decreto di nomina in cui sono contenute alcune immagini importanti.
- La prima è quella della figliolanza.
Che cosa vuol dire che Il re è stato generato oggi? Parla della nascita? No! Parla della “ascesa al trono”. Quando nasce il re? Quando diventa re. Il momento della nascita segna l’inizio della vita di un uomo; quando quell’uomo sale al trono e prende il potere, allora nasce come re. Quindi l’immagine della “generazione” è usata per indicare la presa di possesso di quel potere sacro del re-Messia, che viene considerato, a tutti gli effetti, figlio di Dio; Il Signore mi ha detto: “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato”. Nel momento in cui il re sale al trono, diventa figlio di Dio.
- Seconda immagine: il possesso universale delle genti.
Chiedi a me ti darò in possesso le genti.
Attenzione: il Signore dice al messia: Chiedi a me… e io ti darò…Non illuderti di fare con le tue forze; di conquistare il mondo con le tue capacità, chiedi a me; se dipendi da me, io ti darò in possesso in dominio tutti i confini della terra.
Ma pensate all’esagerazione: un re di Gerusalemme regnava su di un territorio piccolissimo. Tutta la terra di Israele ha la superficie della Calabria.
E questi re che sale al trono si illude di avere in possesso tutti i confini della terra? Di diventare il re del mondo? Assolutamente inimmaginabile: sono circondati da tanti re veramente potenti. Eppure, c’è quest’idea di un regno universale, del figlio che chiede al Padre.
- Terza immagine: Le spezzerai con scettro di ferro, come vasi di argilla le frantumerai.
Questo faceva parte proprio del protocollo regale. Al re che sale al trono viene consegnato lo scettro; lo scettro è un bastone; nell’antichità era, probabilmente, una mazza ferrata: uno strumento da combattimento. Qui viene ricordato uno scettro di ferro, proprio un bastone di ferro che è il segno del potere.
Cosa fa il re, simbolicamente? Spezza i nemici. Davanti al trono, hanno messo delle statuette di terracotta o dei vasi di terra su cui sono disegnate delle figure o incisi dei nomi che rappresentano i nemici e il re, con questo bastone di ferro, spezza tutti i nemici. È un gesto simbolico di potenza, di dominio, di sconfitta.
Eccoci alla fine del salmo.
E ora… vuol dire: tiriamo le conclusioni. Cosa ne ricaviamo da questo antico rituale di corte? Qui è probabile che i kassidim abbiano aggiunto: all’antico testo regale è stata fatta un’applicazione spirituale.
E ora, sovrani, siate saggi. Istruitevi, giudici della terra; servite Dio con timore e con tremore esultate.
A chi si rivolge? Non al Signore: è una preghiera non rivolta al Signore, ma è una predica rivolta ai potenti. È un discorso che non riguarda i piccoli, i deboli, ma i sovrani e i giudici della terra; quelli che esercitano un potere sulla terra; e sta dicendo ai capi, ai potenti: “Fatevi furbi; siate saggi; istruitevi; pensateci bene. Voi che comandate, servite.
Vi accorgete che è il discorso evangelico? Se lo leggiamo velocemente, non lo notiamo, ma insistendo sulle parole, sui termini, ci accorgiamo che emerge quella mentalità spirituale che è, poi, quella di Gesù.
“I capi delle nazioni vi dominano; voi però non fate così, ma chi vuol essere il primo, diventi l’ultimo e chi vuole comandare sia il servo: Istruitevi, siate saggi, servite Dio con timore”.
Ecco il “timor di Dio”: il riconoscimento di Dio, la valorizzazione di Dio; riconoscere il suo ruolo e la sua importanza.
Con tremore esultare…: siate contenti; servite, esultate. Servite il Signore con gioia: servitelo come persone contente, non come schiavi costretti. Siate contenti con quel rispetto che lui merita perché è il Signore di tutti. Attenti perché, se si sdegna (se lo fate arrabbiare) voi perdete la via.
Vi ricordate come finiva il sl.1? Il Signore veglia sul cammino dei giusti, ma la via degli empi andrà in rovina.
Attenzione perché, se la vostra è la via degli empi, va in rovina; voi che siete potenti, che comandate, che fate quel che volete perché avete il potere in mano, attenti perché non dure; attenti perché dovete rendere conto: se si sdegna, voi perdete la via; la vostra strada va in rovina.
Improvvisa divampa la sua ira. Quando meno ve lo aspettate, vi piomba addosso.
Beato chi in lui si rifugia. Chiudiamo il cerchio: il portone è realizzato. Cominciava con beato e termina con beato.
Mi interessa che siate beati, che siate felici e contenti; che siate persone serene, realizzate, ma per essere tali non bisogna essere potenti: bisogna rifiutare il male e confidare nel Signore. Questa è la fonte della beatitudine.
Allora vedete? L’antico frammento lirico del protocollo di corte è stato riutilizzato per un testo sapienziale. Se leggiamo di seguito il sl.1 e 2, non abbiamo una preghiera di domanda, ma abbiamo una riflessione: non siamo noi a dire qualche cosa a Dio, ma semmai è Dio che sta parlando a noi e ci sta presentando la doppia situazione; la via degli empi e la via dei giusti.
Chi sono i giusti? Quelli che seguono il Re/Messia, non quelli che vanno dietro i potenti di questo mondo che congiurano per avere il potere; si illudono.
La strada buona è quella di seguire il Re che è Figlio di Dio, che ha lo scettro di ferro; è lui che regge tutti i popoli.
C’è un’attesa forte di un Messia debole che, però, sarà Re di tutto l’universo.
Facciamo una prova.
Nel libro degli Atti degli Apostoli viene citato espressamente questo salmo e ci viene data l’interpretazione che gli Apostoli ne hanno colto. (Atti 4,23 e ss)
Si racconta dell’imprigionamenti di Pietro e di Giovanni, arrestati dai capi del Sinedrio, ma prodigiosamente liberati da un angelo. Gli apostoli ritornano nell’ambiente dei cristiani, contenti di questa liberazione. Ci sono dei capi, dei potenti che hanno messo in prigione gli Apostoli del Cristo; hanno congiurato contro di loro, ma il Signore li ha liberati.
Rimessi in libertà, Pietro e Giovanni andarono dai loro fratelli e riferirono quanto avevano detto loro i capi dei sacerdoti e gli anziani. Quando udirono questo, tutti insieme innalzarono la loro voce a Dio dicendo:
La comunità cristiana primitiva prega così.
"Signore, tu che hai creato il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano, tu che, per mezzo dello Spirito Santo, dicesti per bocca del nostro padre, il tuo servo Davide:
Perché le nazioni si agitarono e i popoli tramarono cose vane? Si sollevarono i re della terra e i prìncipi si allearono insieme contro il Signore e contro il suo Cristo;
davvero in questa città Erode e Ponzio Pilato, con le nazioni e i popoli d'Israele, si sono alleati contro il tuo santo servo Gesù, che tu hai consacrato, per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano deciso che avvenisse.”
Gli apostoli hanno trovato, nel sl.2, la spiegazione di quello che è capitato a Gesù e di quello che è capitato agli apostoli. L’aveva detto il santo servo Davide, a proposito del Santo Servo Gesù: Servite il Signore… Davide è un servo di Dio. Gesù è servo di Dio; sono loro gli autentici re perché sanno servire; gli altri sono dei prepotenti, palloni gonfiati, ridotti al nulla. Hanno congiurato!
Fanno anche dei nomi: Erode e Ponzio Pilato. Hanno tramato contro Gesù.
Adesso i capi del Sinedrio tramano contro gli apostoli e dove arrivano? A niente: il Signore realizza il suo progetto e le posizioni degli avversari vanno in fumo.
Ed ecco la preghiera
29E ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di proclamare con tutta franchezza la tua parola, 30stendendo la tua mano affinché si compiano guarigioni, segni e prodigi nel nome del tuo santo servo Gesù".31 Quand'ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono colmati di Spirito Santo e proclamavano la parola di Dio con franchezza.
La comunità apostolica primitiva prega con i salmi: parte dal salmo, fa l’attualizzazione per sé e per Gesù e completa l’orazione chiedendo al Signore: “Continua l’opera che hai iniziato”.
Questo sl.2 è citato molte, molte volte. Nell’Apocalisse si fa riferimento tre volte a Colui che deve pascere i popoli con scettro di ferro. Chi è? Basta quel particolare: lo scettro di ferro richiama il sl.2; è l’autentico Re/Messia; è il re universale. Lui ha la forza del ferro, rispetto agli altri che sono vasi di terracotta.
Ancora, in Atti c.13,33, un veloce riferimento, ma molto importante.
Paolo sta dicendo agli Ebrei riuniti nella Sinagoga di Antiochia di Pisidia, nel cuore dell’Anatolia (attuale Turchia): Dio ha realizzato la promessa che aveva fatto ai Padri; l’ha compiuta per noi, loro figli… Come ha compiuto la promessa? Risuscitando Gesù.
Dio ha compiuto la promessa risuscitando Gesù come anche sta scritto nel salmo secondo:
Mio figlio sei tu, io oggi ti ho generato.
Noi non l’avremmo vista la risurrezione di Gesù in quel versetto; al massimo avremmo pensato al natale…. Perché non abbiamo capito il salmo, ma Paolo che lo capisce bene sa che, quando Dio dice al Messia: Io oggi ti ho generato, significa che lo fa salire al trono.
Ma quando Gesù è salito al trono? Sulla terra non ha mai fatto il re; quando è morto, è risorto, è salito al cielo, siede alla destra del Padre e il suo regno non avrà fine.
Ma è il regno di Davide quello che non avrà fine! Noi applichiamo a Gesù la promessa fatta a Davide. Gesù sale al trono quando sale al cielo. Allora gli dice il Padre Mio figlio sei tu, io oggi ti ho generato! Questo è il mistero pasquale e Paolo può dire: “Dio ha realizzato la promessa, facendo risuscitare Gesù, come sta scritto nel sl.2”.
Questo dimostra che Pietro e Paolo leggono il sl.2 e lo applicano a Gesù e ne sono consolati. Allora noi, leggendo queste parole e cercando di capire queste frasi, siamo in perfetta sintonia con gli apostoli.
Il portale del salterio dunque ci ha presentato: i nemici, gli empi; chi sono? I prepotenti, quelli che si lasciano dominare dalla mentalità di questo mondo; mentre il giusto è il Messia, il Figlio, colui che serve il Signore, che si affida a lui, che segue la sua via ed il suo stile.
Dalla parte opposta del salterio, troviamo gli ultimi due salmi. Per fare il pendent con il sl.2, quale salmo dobbiamo leggere? Il penultimo (149). Di fatti, tenendoli insieme, riusciamo a capire molto bene il senso complessivo.
Il sl.149 è la chiave di lettura di tutto il salterio.
È quello che, nella ns. liturgia, viene intitolato “Festa degli amici di Dio”; gli amici di Dio sono i Kassidim; lo siamo anche noi, modestamente.
Festa: un salmo festivo degli amici di Dio che sono contenti e che fanno festa.
Nella nostra liturgia delle ore viene adoperato molto spesso perché, essendo la domenica della prima settimana, in tutte le feste ritorna insieme al salmo di Davide, nel deserto che, come terra arida, ha sete di Dio.
Leggiamo il sl 149:
Alleluia.
Cantate al Signore un canto nuovo;
la sua lode nell'assemblea dei fedeli.
Che parola ebraica c’è per “fedeli”? Kassidim
2 Gioisca Israele nel suo creatore,
esultino nel loro re i figli di Sion.
3 Lodino il suo nome con danze,
con tamburelli e cetre gli cantino inni.
4 Il Signore ama il suo popolo,
incorona i poveri di vittoria.
Gli umili, i poveri sono gli anawin, i poveri di Dio.
5 Esultino i fedeli (kassidim) nella gloria,
facciano festa sui loro giacigli.
6 Le lodi di Dio sulla loro bocca
e la spada a due tagli nelle loro mani,
7 per compiere la vendetta fra le nazioni
e punire i popoli,
8 per stringere in catene i loro sovrani,
i loro nobili in ceppi di ferro,
9 per eseguire su di loro la sentenza già scritta.
Questo è un onore per tutti i suoi fedeli. (kassidim)
Alleluia.
Avete visto che l’insistenza sul termine è importante. L’ho fatto apposta a farvi notare che la parola Kassidim c’è all’inizio, a metà ed alla fine.
Adesso andiamo per ordine e vediamo il senso del tutto.
Questo è un inno: un invito alla lode.
Cantate al Signore un canto nuovo: è una formula comune; c’è molte volte. È un ritornello costante. “Un canto nuovo”: partecipate con la vostra vita al canto perché la novità sta nella vostra vita.
La sua lode nell’assemblea dei fedeli: ecco il canto nuovo; la lode di Dio è il fatto che i kassidim siano insieme; “assemblea dei fedeli”, in latino, è tradotto con ecclesia santo rum. Anziché fedeli, il latino traduce santi; ma anche Paolo, quando scriveva ai cristiani, li chiamava “i santi” perché era la terminologia corrente per indicare i fedeli in questo stile della spiritualità dei assidi. La lode di Dio sta nella Chiesa: nel fatto di essere insieme. È una lode esistenziale.
Israele gioisca nel suo Creatore. I figli di Sion esultino nel loro re. Dove si trova la gioia? Nel Creatore, nel Re. Due riferimenti. Dimensione della creazione e dimensione della salvezza (della redenzione).
Lodino il suo nome con le danze, con timpani, con cetre cantino inni. Perché tutta questa festa? Facciano festa e siano contenti perché il Signore ama il suo popolo e incorona gli umili di vittoria.
Nel sl.2 avevamo visto l’intronizzazione di un re: è stato incoronato. Qui, adesso, al posto del Messia, ci sono gli umili (gli anawim); il Signore incorona di vittoria i mansueti, i miti, i poveri in spirito: sono loro che regnano; beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli. Il Signore incorona gli umili. Siano contenti perché il Signore è dalla loro parte.
Esultino gli assidi nella gloria, sorgano lieti dai loro giacigli. Sono tre i significati di queste parole:
1 Si alzino da letto e dicano le preghiere. Infatti noi lo applichiamo alle lodi del mattino: è un invito a sorgere dal giaciglio, alzarsi da letto e pregare il Signore.
2 Sorgere dal giaciglio vuol dire anche tirarsi su dalla depressione, dall’abbattimento. Ti lasci andare? Non hai più voglia?
I giacigli sono immagini di una comunità addormentata, ripiegata su di sé, che non ha voglia, che non ha entusiasmo, che è coricata, che è addormentata.
3 Significato escatologico (relativo al compimento finale): sorgeranno lieti, risorgeranno contenti dalle loro tombe.
C’è una prospettiva di vittoria che va al di là delle prospettive terrene: il Signore incorona gli umili di vittoria e li farà risorgere; si alzino, quindi, perché il Signore li farà rialzare.
Le lodi di Dio sulla loro bocca e la spada a due tagli nelle loro mani.
Questa frase, con quello che segue, a qualcuno non piace e sembra violenta. Se non la capiamo lo è! Non è l’immagine del “libro e moschetto”: lodi di Dio sulla loro bocca, spada a due tagli… Sono due cose diverse? Sta preparando la descrizione dei fedeli come quelli che, sulle labbra hanno le preghiere in mano la spada per combattere. Potremmo leggera come un’immagine quasi di terrorismo religioso: sono quelli che si armano dicendo le preghiere…
L’immagine richiama il senso dei salmi: le lodi di Dio sulla loro bocca sono i salmi; sono tutte queste preghiere che sono raccolte nel libro le quali sono come una spada a due tagli.
Che cosa viene paragonato alla spada affilata? La Parola di Dio: la parola di Dio è come una spada penetrante, tagliente. Le lodi di Dio sono la tua arma. Qui si sta parlando del combattimento spirituale; i kassidim combattono la bella battaglia, ma non con le armi: con i salmi. Combattono contro una società cattiva, un mondo corrotto, dei potenti, nemici e avversari.
Le lodi di Dio sulla loro bocca costituiscono la spada affilata con cui loro compiono la rivendicazione dei diritto. Il concetto di “vendetta” significa sempre la rivendicazione del diritto: riportare la giustizia.
Nel sl. 2 chi combatteva? Il Messia; lui dominava i popoli; quelli dicevano: spezziamo le catene, buttiamo via i legami, non se ne parla nemmeno.
Chi compie l’opera messianica? I kassidim, gli anawin, i deboli, i fedeli umili e mansueti; loro, con le preghiere, compiono la giustizia fra i popoli, ristabiliscono la giustizia e puniscono. Stringono in catene i capi. Il Salterio che l’ha con chi comanda; i capi bisogna metterli in prigione, ma per metterli dentro, bisogna dire i salmi; i salmi nella loro bocca sono lo strumento per mettere in catene i capi della terra e i nobili in ceppi di ferro; nelle prigioni segrete e bloccate i piedi, ma non combattendo fisicamente: pregando!
Vedete che spiritualità c’è dietro il Salterio: la preghiera di questi umili, mansueti è una preghiera di combattimento per ristabilire la giustizia: per ristabilire il giudizio già scritto. Qual è il giudizio già scritto? Quello del sl.2: ecco il decreto: il Figlio di Dio ha il decreto Chiedi a me, ti darò in possesso tutte le genti. È stato scritto quel decreto; è stato affidato al Re Messia. I suoi fedeli combattono dalla sua parte.
Da che parte state? Seguite i re della terra o seguite il povero cristo (Cristo)? Con chi combattete? Attenzione perché il Signore conosce la via degli uni e degli altri, ma una porta alla felicità, l’altra va in rovina.
Qual è la gloria dei suoi kassidim? Compiere il progetto di Dio. Che si realizzi il progetto di Dio.
L’ultimo salmo, 150, è una grande dossologia: un ripetuto “Alleluia”.
1 Alleluia (alleluya).
(allelu)Lodate Dio nel suo santuario,
(allelu)lodatelo nel suo maestoso firmamento.
(allelu)2 Lodatelo per le sue imprese,
(allelu)lodatelo per la sua immensa grandezza.
(allelu)3 Lodatelo con il suono del corno,
(allelu)lodatelo con l'arpa e la cetra.
(allelu)4 Lodatelo con tamburelli e danze,
(allelu)lodatelo sulle corde e con i flauti.
(allelu)5 Lodatelo con cimbali sonori,
(allelu)lodatelo con cimbali squillanti.
6 Ogni vivente dia lode al Signore.
Alleluia. (AlleluYa)
Perché 10 “allelu”? C’è il riferimento al primo capitolo di Genesi “Dio disse”: 10 parole di Dio creano il mondo. 10 parole sono i comandamenti, 10 alleluYa chiudono il salterio.
Alla parola di Dio che si rivela, per 10 volte, si rinnova la lode: nel santuario, nel firmamento; si adoperano le parole della Genesi. I prodigi, la grandezza, poi l’orchestra del tempio con tutti gli strumenti: trombe (a fiato) arpe, cetra (corde), timpani, cembali(percussioni); sono i tre tipi di strumenti con alcune varietà; come dire: tutte le varie sfumature di persone, di situazioni; tutta la festa del cosmo e dell’umanità suoni questa meraviglia della lode.
L’ultimo versetto è ammirabile Omnes spiritus laudet Dominum.
È ciò che caratterizza l’essere umano: la coscienza, la consapevolezza di sé; ogni spirito, ogni essere vivente, ogni essere che è consapevole di esserci, lodi.
Chi ha coscienza, lodi il Signore; comunque, dovunque, per sempre, per tutto. AlleluYa.
Questo è il “giusto”: Beato chi trova il proprio piacere nella Torah del Signore: chi ha la coscienza di lodarlo; e lo può lodare se è uno dei kassidim e degli anawin: fedele e umile = dalla parte del RE Messia