Parrocchia N.S. de La Salette

OLBIA

CARITAS Parrocchiale

LITURGIA DEL GIORNO

La storia di Nostra Signora de La Salette a Olbia


Diversi fedeli incuriositi quando partecipano alle celebrazioni in parrocchia si chiedono: come mai il culto alla Beata Vergine de La Salette a Olbia? Perché una chiesa dedicata a lei? Come è arrivato il culto in Sardegna? Domande legittime che anch’io da parroco mi son posto al primo arrivo in parrocchia. Tra l’altro, occorre dire che il messaggio de La Salette non è molto conosciuto dai fedeli, a differenza di Lourdes o di Fatima. Si tratta, infatti di un’unica apparizione della Vergine a due ragazzini Melania e Massimino di 15 e 11 anni, il 19 Settembre del 1846.
Quella di Olbia è l’unica parrocchia in Sardegna e una delle poche in Italia dedicata alla Vergine de La Salette, mentre esistono diverse cappelle. Il progetto da parte della diocesi di Tempio-Ampurias di costituire, nella periferia di Olbia, la nuova parrocchia intitolata a “Nostra Signora de La Salette” risale al periodo 1960-1965. Il vescovo mons. Melis desiderava affidare il nuovo campo di lavoro pastorale ai missionari de La Salette, già presenti in Italia dall’inizio del ‘900. Infatti, in seguito all’espulsione dei Religiosi dalla Francia, il Consiglio Generale, nel 1901, dal Santuario de La Salette si trasferì in Italia, nella provincia di Torino: prima a Villar Focchiardo (1902-1907), quindi dal 1907 al dicembre 1928 nella città episcopale di Susa (Villa S. Pietro), e finalmente a Torino, Strada Fenestrelle 117. Non poterono assumere alcun incarico in Sardegna e, a malincuore, declinarono l’invito per mancanza di personale sufficiente. La presenza estiva però dei Missionari de La Salette, alcuni italiani e la maggior parte esteri e statunitensi, favorì il sorgere del culto tra la gente: Nella borgata marina di Lu Bagnu, frazione di Castelsardo, il 19 di ogni mese, si celebrava la messa in onore della Madonna de La Salette; ogni celebrazione eucaristica terminava con la preghiera alla Vergine piangente. Qui venne edificata un’edicola che ospitò definitivamente una statua della Madonna de La Salette, donata da una famiglia di Sassari che vide l’occasione propizia per cedere volentieri nel 1965 la loro storica statua in precedenza venerata a Sassari. Non si realizzò mai invece la parrocchia a lei dedicata. Ad Olbia le cose andarono diversamente. La nuova parrocchia fu giuridicamente costituita con decreto datato 01 Maggio 1964. Prima guida e parroco fu Don Gesuino Pitzalis. Le celebrazioni liturgiche si svolgevano in un angusto garage, che fungeva da cappella. I fedeli, quando partecipavano più numerosi dovevano occupare la via antistante, a volte anche sotto le intemperie. Una piccola statua dell’Immacolata era venerata come “Madonna de La Salette”. Questo durò fino al marzo 1979, quando in via Poletti il parroco Don Giuseppe Delogu poteva inaugurare la nuova chiesa dedicata alla Vergine riconciliatrice. Il parroco di Castelsardo, don Gavino Falchi aveva custodito la statua offerta dai missionari de La Salette nella sua parrocchia dal 1975 al 1979. L’altra statua, come abbiamo detto, donata dai Sassaresi, trovò sistemazione in una cappella. Venuto a conoscenza della nomina del conterraneo don Giuseppe Delogu a parroco de La Salette di Olbia, offrì la statua per la definitiva sistemazione. Martedì 20 marzo 1979, il sig. Salvatore Garau aveva la gioia di trasportare su un furgoncino dell’Enel da Castelsardo a Olbia la statua della “Vergine de La Salette”, la quale per alcuni giorni fece sosta nella cappella-garage. Data storica fu la domenica 25 marzo. Nel pomeriggio si snodava una imponente processione attraverso alcune vie della parrocchia con la statua della Madonna sistemata su un camioncino addobbato a festa, tra canti e preghiere di numerosissimi fedeli. Il vescovo di allora mons Carlo Urru, inaugurava e benediceva la nuova aula liturgica accogliente e raccolta, realizzata con la generosa collaborazione della popolazione, ma certamente insufficiente per le esigenze del popoloso quartiere. Nel frattempo si pensava alla chiesa parrocchiale vera e propria, che sarebbe stata inaugurata il 25 marzo 1979. Oggi la parrocchia conta circa undicimila anime ed è tra le più popolose della diocesi di Tempio Ampurias. La chiesa parrocchiale, opera dell’architetto Roberto Cera è una architettura contemporanea caratterizzata nelle coperture da una grande crociera in cemento armato che organizza il gioco dei tetti e dell’intera struttura. La luce penetra dall’alto attraverso grandi vetrate. Tra le diverse tradizioni e curiosità tramandate, vorrei ricordare qualche aneddoto, quando i fedeli nei primi anni di vita della parrocchia si radunavano nella “cappella-garage”, era diffusa la convinzione che l’espressione “N.S. de la Saletta” facesse riferimento alla piccola sala dove l’effige era venerata. Altri osservando il martello e la tenaglia che la Madonna teneva sul petto, pensavano che fosse una madonna protettrice di qualche mestiere. Ignoravano invece che fossero gli strumenti della passione. Il martello per mettere i chiodi e la tenaglia per levarli.


Messaggio della Vergine de La Salette


“Venite avanti bambini miei, non abbiate paura: sono qui per annunciarvi un grande messaggio. Se il mio popolo non vuole sottomettersi, sono costretta a lasciar libero il braccio di mio Figlio. Esso è così forte e così pesante che non posso più sostenerlo. Da quanto tempo soffro per voi! Poiché ho ricevuto la missione di pregare continuamente mio Figlio, voglio che non vi abbandoni, ma voi non ci fate caso. Per quanto pregherete e farete, mai potrete compensare la pena che mi sono presa per voi. Vi ho dato sei giorni per lavorare, mi sono riservato il settimo, e non me lo volete concedere. È questo che appesantisce tanto il braccio di mio Figlio! Anche i carrettieri non fanno che bestemmiare il nome di mio Figlio. Queste sono le due cose che appesantiscono tanto il braccio di mio Figlio. Se il raccolto si guasta, la colpa è vostra. Ve l’ho fatto vedere l’anno passato con le patate: voi non ci avete fatto caso. Anzi quando ne trovavate di guaste bestemmiavate il nome di mio Figlio. Esse continueranno a marcire e quest’anno, a Natale non ve ne saranno più…"  Melania non comprende la parola "patate" e crede che la Madonna abbia detto "mele". La Signora, intuendo le difficoltà di comprensione di Melania, chiarisce meglio dicendo: "Voi non capite, figli miei, ve lo dirò in altro modo: se avete del grano, non seminatelo. Quello seminato sarà mangiato dagli insetti e quello che maturerà cadrà in polvere al momento della battitura. Sopraggiungerà una grande carestia. Prima di essa i bambini al di sotto dei sette anni saranno colpiti dai tremiti e moriranno tra le braccia di coloro che li terranno. Gli altri faranno penitenza con la carestia. Le noci si guasteranno e l’uva marcirà". Il dialogo tra la Signora e i veggenti continua con l’affidamento di un segreto. Dopo aver comunicato il segreto a Melania e Massimino la Signora prosegue dicendo: "Se si convertono, le pietre e le rocce si muteranno in mucchi di grano e le patate nasceranno da sole nei campi". Quindi confidenzialmente e maternamente la Vergine dice ai suoi amici: "Dite la vostra preghiera, figli miei’?" "Non molto Signora" – rispondono "Ah, figli miei, bisogna dirla e bene, sera e mattino. Quando non avete tempo, dite almeno un Padre Nostro o un’Ave Maria. Quando potrete far meglio, ditene di più. A messa, d’estate, vanno solo alcune donne più anziane. Gli altri lavorano di domenica, tutta l’estate. D’inverno, quando non sanno che fare, vanno a messa ma per burlarsi della religione. In quaresima vanno alla macelleria come cani. Avete mai visto del grano guasto, figli miei?" "No, Signora!" - rispondono i ragazzi. Ora la Signora si rivolge a Massimino: "Ma tu, figlio mio, devi averlo visto una volta con tuo padre nel campo del Coin. Il padrone del campo disse a tuo padre di andare a vedere il suo grano guasto. Vi andaste tutti e due, prendeste in mano due o tre spighe, le stropicciaste e tutto cadde in polvere. Al ritorno, quando eravate a mezz’ora da Corps, tuo padre ti diede un pezzo di pane dicendoti: "Prendi, figlio mio, mangia ancora del pane quest’anno perché non so chi ne mangerà l’anno prossimo, se il grano continua in questo modo". "Oh, si Signora, ora ricordo. Prima non me lo ricordavo più". Il colloquio con la Vergine ha termine con un accorato appello: "Ebbene, figli miei, lo farete conoscere a tutto il popolo. Andiamo, figli miei, fatelo conoscere a tutto il popolo".
Detto ciò si eleva da terra e, lentamente si solleva verso il colle. Qui è raggiunta dagli sguardi attoniti di Massimino e Melania che vedono la sua figura dileguarsi e confondersi con la luce di cui è avvolta, quindi scompare anche la luce.

Quello che dice sulla montagna


La Bella Signora parla ai due pastorelli: "Ha pianto tutto il tempo che ci ha parlato". Insieme o separatamente, i due fanciulli dicono le stesse parole, con leggere varianti che non alterano il significato. E questo non importa quali siano gli interlocutori: pellegrini o semplici curiosi, alte personalità o ecclesiastici, inquirenti o giornalisti. Siano favorevoli, senza pregiudizi o malevoli: ecco quello che è loro trasmesso:
Il 19 settembre 1851, Mons. Filiberto de Bruillard, vescovo di Grenoble, pubblica finalmente il suo Decreto Dottrinate:
"Noi giudichiamo che l'apparizione della Madonna ai due pastorelli, il 19 settembre 1846, su una montagna della catena delle Alpi, situata nella parrocchia de La Salette, vicaria foranea di Corps, reca in se stessa tutti i caratteri della verità e i fedeli hanno fondate ragioni per crederla indubitabile e certa."
La risonanza di questo decreto è considerevole. Numerosi vescovi lo fanno leggere nelle parrocchie delle loro diocesi. La stampa se ne appropria pro o contro. Tradotto in alcune lingue, è pubblicato in modo particolare sull'Osservatore Romano» del 4 giugno 1852. Lettere di felicitazioni affluiscono al vescovado di Grenoble. L'esperienza e il senso pastorale di Mons. Filiberto de Brullard non si fermano qui. Il primo maggio 1852, pubblica una lettera ufficiale in cui annuncia la costruzione di un santuario sulla montagna de La Salette e la creazione di un corpo di missionari diocesani che si chiameranno i “Missionari di Nostra Signora de La Salette”. Ma aggiunge: "La Madonna è apparsa a La Salette per il mondo intero: chi ne può dubitare?". L'avvenire avrebbe confermato e superato quelle attese: il ricambio, essendo assicurato, si può ben dire che Massimino e Melania hanno adempiuto la loro missione. Il 19 settembre 1855, Mons. Ginoulhiac, nuovo vescovo di Grenoble, compendiava così la situazione: "La missione dei fanciulli è terminata, comincia quella della Chiesa". Innumerevoli sono oggi gli uomini e le donne di ogni lingua che hanno trovato nel messaggio de La Salette, la strada della conversione, l'approfondimento della loro fede, il dinamismo per la vita quotidiana, le ragioni del loro impegno con e nel Cristo al servizio degli uomini.

Il Santuario de La Salette


È situato in piena montagna, a 1.800 metri di altezza, sulle Alpi francesi. L'edificio religioso e il complesso ricettivo sono affidati dalla diocesi di Grenoble alle premurose cure dell'Associazione dei Pellegrini de La Salette. I Missionari e le Suore di Nostra Signora de La Salette ne assicurano l'animazione e il funzionamento in collaborazione con i cappellani, diocesani e religiosi, le religiose e i laici. Numerose sono le possibilità offerte ai pellegrini: lettura della parola di Dio, condivisione su un determinato tema, riunioni ed incontri con i cappellani, mostre missionarie e vocazionali, collaborazione data ai vari gruppi, accoglienza dei bambini, ritiri spirituali. La giornata è ritmata dalla celebrazione eucaristica, dall'ufficio divino, dalle veglie di preghiera, dalle processioni, dalla preghiera del Rosario e dalla Via Crucis, senza dimenticare la preghiera silenziosa sempre possibile sui pendii della montagna o nelle cappelle adibite allo scopo.
Massimino Giraud
è nato a Corps, il 26 agosto 1835. Sua madre, Anna Maria Templier, è anch'essa di Corps. Il padre di Massimino, Germano Giraud, è venuto da un distretto vicino. Massimino ha solo 17 mesi quando muore la mamma, che lascia anche una bambina di 8 anni, Angelica. Poco dopo, il babbo si risposa. Massimino crescerà all'avventura: il carradore è all'officina o all'osteria: sua moglie non sente attrattiva per quel monello troppo vivace, spensierato, che non rimane in casa, preferendo gironzolare per le stradine di Corps, attorno alle diligenze e alle vetture, o a correre col suo cane e la sua capretta. Il fanciullo è volentieri bricconcello, l'occhio vivo sotto il nero ciuffo scarmigliato e la lingua sempre sciolta. Durante l’apparizione, mentre la “Bella Signora” si rivolge a Melania, fa girare il cappello sulla punta del suo bastone o sospinge sassolini fin sotto i piedi della “Bella Signora”. "Non uno però l'ha toccata" risponderà senza imbarazzo agli inquirenti.
Cordiale appena si sente amato, malizioso quando lo si vuol riprendere. La sua adolescenza fu difficile. Nei tre anni che seguono l'apparizione perde il fratellastro Giovanni Francesco, la matrigna Maria Court e il papà Germano Giraud. E' posto sotto la tutela del fratello di sua madre, lo zio Templier, uomo rude e interessato. A scuola i suoi progressi sono modesti. La superiora, suor Tecla, che veglia su di lui, lo chiama "moto perpetuo!" Aggiungendo a questo le pressioni fanatiche dei partigiani d'un sedicente figlio di Luigi XVI che vogliono sfruttarlo a fini politici. Massimino li beffa con frottole. Contro l'espresso parere del parroco di Corps e non tenendo conto della proibizione del vescovo di Grenoble, questi messeri conducono l'adolescente ad Ars. Massimino non ama la loro compagnia, ma apprezza l'occasione che gli si presenta per vedere un po' di mondo. Sono accolti dall'imprevedibile don Raymond, viceparroco del santo Curato, il quale, di colpo, tratta La Salette d'imbroglio colossale e Massimino di fosco bugiardo. Durante la mattinata del 25 settembre 1850, incontra due volte il santo in confessionale. Che cosa ha potuto raccontare l'adolescente esasperato? Il risultato è che per alcuni anni il santo curato non cesserà di dubitare e di soffrire. Dopo il decreto del 19 settembre 1851, rimanderà i suoi interlocutori al giudizio del vescovo responsabile: ci vorranno anni di prova e alcuni miracoli per convincerlo a dare il suo assenso all'apparizione, ritrovando la pace. In quanto a Massimino, pur affermando con vigore di non essersi mai smentito, si troverà molto impacciato nel giustificare il suo comportamento. Basta elencare i luoghi dov'è passato per farsi un'idea di quanto il giovane abbia viaggiato. Dal seminario minore di Grenoble (Rondeau) alla Grande Certosa, alla parrocchia di Seyssins a Roma; da Dax e Aire-sur-Adour al Vésinet, poi al collegio Tonnerre, a Petit Jouy vicino a Versailles e a Parigi. Seminarista, poi impegnato in un ospizio, studente di medicina, bocciato al baccellierato, lavora in una farmacia; si arruola come zuavo pontificio, annulla il suo ingaggio dopo sei mesi e ritorna a Parigi. Avendo il giornale La Vie Parisienne attaccato La Salette, Massimino lo querela e ottiene una rettifica. Nel 1866 pubblica un opuscolo “La mia professione di fede sull'Apparizione della Madonna della Salette”. Durante quel periodo, i coniugi Jourdain, una coppia tutta dedita al suo servizio, gli assicura un'apparente stabilità, pagati i suoi debiti fino al rischio di rovinarsi. Massimino accetta allora di fare il socio d'un mercante di liquori che sfrutta la notorietà del pastorello per accrescere le sue vendite. L'imprevidente Massimino non riesce a far quadrare i suoi conti. Nella guerra del 1870 è mobilitato al Forte Barrau a Grenoble. Finalmente ritorna a Corps, dove lo raggiungono i coniugi Jourdain. Tutti e tre vivono poveramente, aiutati dai Missionari, d'intesa col vescovado. Nel novembre del 1874 risale a La Salette: dinanzi a un uditorio particolarmente attento e commosso, rifà il racconto dell'apparizione come il primo giorno. Sarà per l'ultima volta. Il 2 febbraio 1875 si reca nella chiesa parrocchiale per l'ultima volta. La sera del 1 marzo, Massimino si confessa, riceve il viatico sorbendo un po' d'acqua della Salette per inghiottire l'ostia. Cinque minuti dopo rende la sua anima a Dio. Non aveva ancora quarant'anni. La sua salma riposa nel cimitero di Corps ma il suo cuore è nella basilica de La Salette, vicino alla consolle dell'organo. Era la sua ultima volontà: "Credo fermamente, anche a prezzo del mio sangue, alla celebre apparizione della SS. Vergine sulla santa montagna de La Salette, il 19 settembre 1846: apparizione che ho difeso con parole, scritti e sofferenze. Con questi sentimenti offro il mio cuore a N. S. de La Salette". Col suo testamento, questo poveretto non aveva più nulla da lasciare che la sua fedeltà alla fede della Chiesa. Il monello accattivante e volubile, com'è sempre rimasto, ha finalmente trovato presso la Bella Signora l'affetto e la pace di Dio.

Melania Calvat


Melania è nata a Corps, il 7 novembre 1831, in una famiglia numerosa. Il padre Pietro Calvat, conosciuto come boscaiolo, si adatta a tutti mestieri che gli vengono offerti. La madre, Giulia Barnaud, avrà da lui dieci figli. Melania è la quarta. Si è poveri al punto da mandare alle volte i piccoli a mendicare per le strade. Molto presto Melania è collocata a servizio come pastorella presso i contadini dei dintorni. Dalla primavera del 1846 sino alla fine dell'autunno, la troviamo presso Battista Pra agli Ablandins, una delle frazioni de La Salette. Il vicino si chiama Pietro Selme; è lui che ha assunto, per una sola settimana, l'indisciplinato Massimino, in sostituzione del suo pastorello ammalato. Di fronte a quel piccolo ciarliero, Melania, timida e taciturna, sta sulle sue. Eppure quei due bambini hanno punti in comune, se così si può dire: nati entrambi a Corps dove risiedono le loro famiglie, non si conoscono affatto, anche per le lunghe assenze della pastorella. Entrambi parlano il dialetto locale e conoscono qualche parola di francese. Né scuola, né catechismo; non sanno né leggere né scrivere. Il padre di Melania è sempre alla ricerca d'un lavoro; sua madre è sovraccarica di occupazioni con tutti i suoi marmocchi, non c'è posto per l'affetto, oppure ce n'è poco. All'epoca dell'apparizione quello che qualifica Melania come Massimino è la povertà: poveri di beni, poveri di cultura, poveri di affetto. Il fatto è che sono anche totalmente dipendenti. Sono delle "cere vergini" che l'avvenimento segnerà con marchi definitivi, pur rispettando la loro indole. Melania infatti è molto differente dal suo compagno appena incontrato: vive presso estranei e conosce la sua famiglia solo nei difficili mesi invernali, dove si soffre la fame e il freddo. Non c'è da stupirci che sia timida e chiusa. "Rispondeva solo con dei si e dei no", testimonia il suo padrone, Giovanni Battista Pra. In seguito però risponderà chiaramente e semplicemente alle domande concernenti il fatto de La Salette. Rimane quattro anni presso le suore della Provvidenza a Corps; ha poca memoria e meno attitudine anche di Massimino per lo studio. Già dal novembre 1847 la sua superiora temeva che Melania "traesse un po' di vanità dalla posizione che l'avvenimento le ha procurato". Diventata postulante e novizia nella medesima Congregazione, oggetto di attenzioni e premure da parte di numerosi visitatori, ella si vincola troppo al suo modo di vedere. Per questa ragione, il nuovo vescovo di Grenoble, pur riconoscendo la sua pietà e la sua dedizione, si rifiuta di ammetterla ai voti "per formarla... alla pratica dell'umiltà e alla semplicità cristiana". Sventuratamente, Melania presta l'orecchio a persone "inquiete e malate" imbevute di profezie popolari e di teorie pseudo mistiche e pseudo apocalittiche. Ne resterà segnata per tutta la vita. Per dare credito alle sue affermazioni, le collega al segreto ricevuto dalla «Bella Signora». Un esame anche solo affrettato di quello che dice e scrive, rivela le differenze irriducibili con i segni e le parole di Maria a La Salette. Melania, i suoi problemi e i suoi fantasmi, sono diventati il centro del suo discorso; attraverso le sue profezie, regola i suoi conti con quanti oppongono una qualche resistenza ai suoi progetti. Esprime il suo rifiuto della società e dell'ambiente in cui ha qualche problema. Si ricostruisce un passato immaginario dove sono esorcizzate le frustrazioni di cui è stata vittima nella sua infanzia. Fin dal 1854, Mons. Ginoulhiac scrisse: "Le predizioni che si attribuiscono a Melania... non hanno fondamento, sono senza importanza nei riguardi del fatto de La Salette... sono posteriori a quel fatto e senza alcuna connessione con esso". E il vescovo sottolinea: "E' stata lasciata ai fanciulli la più grande libertà di ritrattarsi ed essi non hanno mai mutato il loro linguaggio sulla verità del fatto de La Salette". In quest'ottica, Mons. Ginoulhiac proclamerà, il 19 settembre 1855 sulla santa montagna: "La missione dei pastorelli è conclusa, comincia quella della Chiesa!".  Sfortunatamente, Melania proseguirà le sue divagazioni profetiche, orchestrate più tardi dal talento sfolgorante di un Léon Bloy, creando una corrente melanista che si richiama a La Salette, ma che non ha altra base che nelle affermazioni incontrollabili di Melania. Siamo mille miglia lontani dalle fondamenta storiche dell'apparizione. In quanto poi al contenuto, nonostante la sua patina religiosa, nulla ha a che vedere praticamente con le verità di fede della Chiesa, richiamate da Maria a La Salette. Si abbandona il dominio della fede per quello, infido, contestabile e sterile delle fantasie. Questo genere di letteratura allontana dalla fede invece di favorirla. Nel 1851 un sacerdote inglese conduce Melania in Inghilterra. L'anno dopo entra al Carmelo di Darlington, vi fa la professione temporanea nel 1856, ma ne riparte nel 1860. Altro tentativo presso le Suore della Compassione di Marsiglia. Dopo un soggiorno nella loro residenza di Cefalonia (Grecia) e un passaggio al Carmelo di Marsiglia, rientra alla Compassione per breve tempo. Dopo alcuni giorni trascorsi a Corps e a la Salette, si stabilisce in Italia a Castellammare di Stabia, presso Napoli. Vi rimane 17 anni, scrivendo i sui "segreti" e una regola per un'eventuale fondazione. Il Vaticano prega l'ordinario del luogo d'interdire quel genere di pubblicazioni, ma ella cerca ostinatamente altri appoggi e un imprimatur fino al Maestro dei Sacri Palazzi, p. Lepiti O.P.. Ciò non rappresenta un'approvazione, neppure velata, in quanto l'autorità alla quale Melania si appella non è competente in merito. Dopo un soggiorno a Canner, ritroviamo Melania a Chalon-sur-Saône, dove, sempre alla ricerca di fondazione, sostenuta dal canonico de Brandt, di Amiens, incappa in un processo con Mons. Perraud, vescovo di Autun. La Santa Sede, interessata nell'affare, dà ragione al vescovo. Nel 1892 ritorna in Italia a Lecce, poi a Messina in Sicilia su invito del canonico Annibale di Francia. Dopo qualche mese trascorso in Piemonte, si stabilisce presso don Combe, parroco di Diou, nell'Allier: un prete col pallino delle profezie politico-religiose. Finisce per redigere un'autobiografia piuttosto romanzata, dove s'inventa un'infanzia straordinaria, intrecciata di considerazioni pseudo-mistiche che riflettono i suoi personali fantasmi e le chimere dei suoi corrispondenti. I messaggi che Melania propaga, allora, e che vuole ricollegare a La Salette, non hanno proprio nulla a che vedere con la sua primitiva testimonianza sull'apparizione. D'altronde quando è invitata a parlare del fatto del 19 settembre 1846, ritrova la semplicità e la lucidità del suo primo racconto, conforme a quello di Massimino. E questo, in una maniera costante, come avvenne nel suo pellegrinaggio a La Salette, il 18 e il 19 settembre 1902. Ritorna nell'Italia meridionale, ad Altamura (Bari) ove muore il 14 dicembre 1904. Riposa sotto una stele di marmo dove un bassorilievo presenta la Madonna che accoglie in cielo la pastorella de La Salette. Una cosa resta assodata: al termine di tutti i suoi vagabondaggi, c'è un punto sul quale Melania non ha mal variato: la testimonianza che con Massimino ella ha dato, la sera del 19 settembre, nella cucina di Giovanni Battista Pra agli Ablandins. E durante tutta l'inchiesta condotta da Mons. Filiberto de Bruillard, ripresa e confermata da quella di Mons. Ginoulhiac. In una vita difficile, Melania, è rimasta povera e devota, fedele alla sua prima testimonianza.

 

La Salette – Testimonianze

 

Carlo Maria Martini:

  1. Senso del peccato da riscoprire (Meditazione ai sacerdoti, La Salette, 12-14 aprile 1988)

«Ecco la domanda a cui ci invita con urgenza il messaggio di questo santuario e sul quale ho molto riflettuto: che cosa significa che la Madonna piange? Come ci interpella? Quale realismo contiene l’immagine del singhiozzo di Maria oggi su di noi? Che cosa manca alla nostra pastorale? […] A me sembra di poter e di dover rispondere che la Madonna indica a noi che ci manca purtroppo molto quel senso del peccato che porta a Lei a scoppiare in lacrime. Manca, sta mancando nel nostro stile di vita pastorale, manca nei nostri programmi, nei piani e negli itinerari. Mentre è certamente presente sullo sfondo, probabilmente non è molto presente in quella misura che corrisponde al modo con cui Maria vede il mistero presente nella storia, al modo con cui Gesù dall’alto della croce ci vede, ci ama, soffre per noi […]. Siamo allora invitati a capire il senso intimo dell’amore di Dio per l’uomo, che la Madonna riversa come grazia nei nostri cuori. Il senso del peccato è un dono, una grazia misericordiosa che tocca il cuore, una ferita del cuore. Tale ferita ci manca molto e la chiediamo umilmente per intercessione di Maria. Il Signore ci chiede un vero pianto, che si unisca al pianto di Maria e che quindi sia già espiazione, lavacro per tutte le colpe dell’umanità […]. Tale importantissimo dono noi vogliamo chiedere in questo momento, dono che tocca anzitutto il quadro della nostra vita pastorale, tutti i nostri programmi, tutto il nostro cammino di presbiteri; un dono di pentimento, di lacrime, di partecipazione al pianto di Maria, che diventa misericordia per l’uomo, sofferenza per i dolori dei peccati dell’umanità. Tutto questo chiedo per me alla Madonna e lo chiedo per ciascuno di voi».

  

  1. Madonna della compassione (Meditazione ai sacerdoti, La Salette, 18-21 aprile 1994)

«Le intuizioni che vi comunico, ancora vaghe ma intense, mi hanno fatto scegliere questo luogo mariano specifico a preferenza di altri. La prima sofferta considerazione riguarda la diminuzione di spirito mariano nella Chiesa e nel clero. L’altra considerazione riguarda La Salette come luogo mariano: è come una “torre alta”, un luogo alto, da cui contemplare questi problemi e orientarsi su di essi per capirli un po’ di più. Qui abbiamo l’icona della Madonna che piange, la Madonna della compassione […]. I luogo in cui siamo è invito a tener presenti “i santuari delle lacrime” che non sono pochi: il santuario di Rho, di Treviglio, di Siracusa… Il santuario de La Salette ed altri, nella loro presenza provvidenziale, ci invitano a rivisitare i momenti evangelici in cui Maria ha provato molta gioia e molto dolore».

 

  1. Messaggio da scoprire (Meditazione ai pellegrini, La Salette, 2 luglio 1996)

«La Chiesa ha ancora molto da scoprire in questo luogo e su questo messaggio: proprio perché è semplicissimo, è inesauribile. Abbiamo molto da imparare, soprattutto con la preghiera questi siano giorni dai quali possiamo uscire con la certezza che abbiamo visto anche noi “una grande luce” […]. Gesù è proclamato “segno di contraddizione” (Lc 2, 34b) per chi resiste alla sua Parola: è una pietra che divide la storia, salvezza della storia. Ma per chi non l’accetta è rovina della storia! È questo il dramma che è molto presente nella manifestazione de La Salette: il dramma della storia umana. E se questo luogo attrae tanto, non è perché questo luogo promette semplicemente pace e tranquillità a buon mercato, grazie a profusione, ma ci fa entrare nella verità della vita e della storia umana. È una storia contraddetta, contrastata, sofferta: è un cristianesimo non facile, esigente.  Ed è tuttavia una strada mediante la quale si lascia scuotere, esce dalla sua pigrizia e si decida per qualche cosa di grande […]. Il pellegrinaggio on dovrebbe essere semplicemente un luogo per addormentare la coscienza, quasi per fare qualche momento di riposo e di silenzio; è anche questo. Ma un pellegrinaggio è un momento di decisione, mettendomi davanti alle scelte della mia vita e dicendo: che cosa faccio della mia vita? La scelgo come vita dedicata a Gesù Cristo? Mi decido veramente per Lui?»

 

Coinvolgimento con le lacrime dell’umanità (Omelia, La Salette, 2 luglio 1996)

« Ciò che è il Getsemani è per Gesù, è il mistero de La Salette per Maria. In questo luogo Maria mostra il suo pianto, le sue lacrime, le sue invocazioni, le sue trepidazioni per noi. Nel Getsemani e sulla croce Gesù ha sperimentato la tristezza, la paura, la resistenza oggettiva al disegno di Dio e ha espresso la lotta contro tale tentazione diabolica con preghiere insistenti, con grida e lacrime, offrendole per noi, e per noi ha vinto. Maria ha pregato e ha vinto per noi, e su questa montagna ci accoglie piangendo per noi, coinvolgendosi con le nostre angosce, e vuole che noi pure ci coinvolgiamo con le preghiere e le lacrime di tutta l’umanità. Siamo quindi chiamati a rivivere, qui a La Salette, un po’ del Getsemani della Madonna».

 

Messaggio di speranza (Meditazione ai pellegrini, Santuario La Salette, 3 luglio 1996)

«Guardare al futuro con speranza. La Salette è un messaggio di speranza. Dunque la sintesi delle parole di Maria è guardare al fugato con speranza: la speranza che può essere inficiata e oscurata dalle nostre infedeltà anche gravi, dalla notte del peccato, dalla sofferenza umana. Usciamo da questo pellegrinaggio con un tono di speranza più alto, un respiro più libero del cuore, una maggiore fiducia da consegnare alle nostre comunità spesso appesantite dalla paura e dalla prostrazione».

 

  1. Giovanni Bosco:
  2. Risvegliare nei giovani l’idea del mondo soprannaturale

 (U. Paiola, La Salette in Italia, II, Roma 2006, pp. 171-174)

«L’apparizione di Maria a La Salette ha influito in modo particolare sulla sua vita personale, sacerdotale e apostolica. Il 1846 per don Bosco fu un anno cruciale, vissuto tra prove morali e forti preoccupazioni a motivo delle preoccupazioni a motivo delle provocazioni e dei rischi di sfratto che correvano i ragazzi da lui ospitati presso la Tettoria Pinardi, nel rione Valdocco di Torino. Avendo cominciato ad impegnarsi nella stampa formativa per i giovani, allorché venne a conoscenza dell’apparizione di Maria sulla montagna de La Salette, nel 1854 pubblicò il suo primo opuscolo su La Salette. Nel 1871, nella collana Letture cattoliche, fece uscire un secondo opuscolo molto diffuso dal titolo Apparizione delle Beata Vergine sulla montagna di La Salette con altri fratti prodigiosi raccolti da pubblici documenti.  Don Giovanni Bosco, ai ragazzi riuniti nella cappella dell’Oratorio per la preghiera serale, parlava della Madonna e suscitava in loro la devozione filiale verso di Lei. Più vote parlò loro anche de La Salette, come sprone ad una vita cristiana più coerente. Tra le altre ricordiamo due date. Don G. B. Lemoyne, segretario di don Bosco, nella documentata biografia di 19 volumi tra l’altro annotò: “Si avvicinava al suo termine l’anno 1846, e il mese di dicembre era segnalato per l’Oratorio da fausti avvenimenti […]. Nella solennità dell’Immacolata Concezione di Maria SS., [il fatto dell’apparizione] era ripetuto da lui le cento volte non solamente per risvegliare nei giovani l’idea del mondo soprannaturale e la devozione e fiducia in Maria SS., […], eziandio per infondere in essi l’odio a tre peccati: la bestemmia, la profanazione delle feste e il mangiar grasso nei giorni proibiti”. La sera dell’11 gennaio 1865, tra l’altro il Santo disse ai ragazzi: “Vi voglio contare cose magnifiche stasera. La madonna si degnò comparire molte volte in questi pochi anni ai suoi devoti. Comparve in Francia nel 1846 a due pastorelli, dove, fra le altre cose, predisse la malattia delle patate e dell’uva come avvenne e si doleva della bestemmia e del lavoro la festa […]”».

 

  1. Giovanni XXIII:
  2. Attuare il Padre Nostro e la riconciliazione (Omelia, 15 agosto 1946)

«  Il 15 agosto 1946, nell’omelia della celebrazione eucaristica – svoltasi sul piazzale antistante il santuario de La Salette per la commemorazione del centenario dell’apparizione – mons. Angelo Giuseppe Roncalli (allora Nunzio Apostolico in Francia, in seguito eletto Papa con il nome di  Giovanni XXIII), così si esprimeva: “Il Vangelo che vede sprecati tanti sforzi per costruire una pace ritenuta impossibile, è la sorgente migliore per il progresso delle nazioni. È la grande scuola di fraternità; solo il Vangelo condurrà gli uomini d’oggi al perdono scambievole di cui c’è tanto bisogno. Pellegrini del centenario, pregate per coloro che a Parigi sono attualmente impegnati a costruire con fatica la pace […]. Si discute su aspetti secondari e si dimentica l’insegnamento del ‘Padre nostro’: perdonaci come noi perdoniamo […]. Pregate per la riconciliazione degli uomini. Il messaggio de La salette è un pressante appello alla riconciliazione. Se volete contribuire alla pacificazione del mondo, anzitutto accogliete sinceramente nella vostra vita la consegna della Vergine piangente: la fedeltà a Dio e la comunione con la Chiesa”».





Preghiera alla Vergine de La Salette

Ricordati o Nostra Signora de La Salette delle lacrime che hai versato per noi sul Calvario. Ricordati anche della continua sollecitudine che hai per noi, tuo popolo, affinché nel nome di Cristo Gesù ci lasciamo riconciliare con Dio. Dopo aver fatto tanto per noi tuoi figli, Tu non puoi abbandonarci. Confortati dalla tua tenerezza, o Madre, noi Ti supplichiamo, malgrado le nostre infedeltà e ingratitudini. Accogli le nostre preghiere, o Vergine Riconciliatrice, e converti i nostri cuori al tuo Figlio. Ottienici la grazia di amare Gesù sopra ogni cosa e di consolare anche Te con una vita dedicata alla gloria di Dio e all'amore dei nostri fratelli.